Lerdrit: Le arti marziali segrete che pulsano nel cuore militare della Thailandia

Lerdrit

Nel silenzio teso di un cortile militare a Kanchanaburi, tra reti mimetiche e cemento crepato, si ode una voce roca: “Ogni tecnica è un’arma letale.” L’istruttore, seduto su una cassa di munizioni vuota, non parla per impressionare. Parla di sopravvivenza. Qui non si combatte per la gloria, ma per vivere un giorno in più. È il mondo del Lerdrit, l’arte marziale adattata dall’esercito thailandese dal Muay Boran, nata nei quartieri militari di Nakhon Ratchasima e forgiata nel fuoco della guerra.

Sopravvivere, non competere

Il Lerdrit non si pratica su ring illuminati né si celebra con trofei. È un sistema di combattimento sviluppato per le forze speciali e la fanteria d’élite thailandese, pensato per scenari estremi. Non ha forme coreografiche, non cerca l’estetica. La sua filosofia è brutale nella sua semplicità: sopravvivi, a tutti i costi.

Ogni colpo è un messaggio. Il gomito discendente al collo stordisce, la ginocchiata al fegato piega, il calcio basso alla gamba simula un taglio netto. Il clinch militare non è una danza: è controllo, strangolamento, dominio. Le otto armi del corpo pugni, gomiti, ginocchia, tibie sono affilate come lame. Ogni movimento allena resistenza, postura bassa, braccia pronte. L’obiettivo è un KO fulmineo.

Tra palme e sudore: il campo d’addestramento

A prima vista, il Lerdrit può sembrare simile al Muay Boran. Ma la differenza è netta. Dove il Muay Boran abbraccia un vasto repertorio, il Lerdrit lo riduce all’essenziale. Pochi colpi, perfezionati fino a diventare devastanti. Gli attacchi mirano a punti vitali: gola, occhi, ginocchia, fegato. Nessuna inibizione, nessuna esitazione.

Oltre ai colpi, il Lerdrit include tecniche di controllo e sottomissione: prese, leve articolari, soffocamenti. Pensate per il corpo a corpo, dove la distanza è nulla e il tempo è vita. L’addestramento include difesa da armi coltelli, bastoni con l’unico obiettivo di neutralizzare la minaccia nel modo più rapido possibile.

Fondamentale è l’elemento sorpresa. Un pugno debole può nascondere un gomito letale. Un movimento di distrazione può aprire la guardia per un colpo al ginocchio. L’allievo impara a mascherare, a ingannare, a colpire quando l’avversario meno se lo aspetta.

Lerdrit è Thailandia

Alle 15:27 di oggi, in una base militare a Bangkok, un colpo di gomito ha raccontato secoli di guerra. Il Lerdrit non è solo un’arte marziale. È la Thailandia: dura, viva, implacabile. Vive nei ritmi duri, dove la forza si misura con efficacia. Si trova nei cortili, nei campi, nelle manovre. E quando la folla acclama un colpo, non celebra solo la tecnica. Celebra la sopravvivenza.

1. Cos’è il Lerdrit e in cosa differisce dal Muay Thai?

Il Lerdrit è un sistema di combattimento militare sviluppato dalle forze armate thailandesi, derivato dal Muay Boran. A differenza del Muay Thai sportivo, il Lerdrit non ha regole né rituali: è progettato per la sopravvivenza in scenari estremi, con tecniche letali e dirette.

2. Quali sono le tecniche principali del Lerdrit?

Il Lerdrit utilizza le otto armi del corpo pugni, gomiti, ginocchia, tibie con precisione chirurgica. Include anche prese, leve articolari, soffocamenti e difesa contro armi. Ogni colpo mira a punti vitali come gola, fegato, occhi e ginocchia.

3. Chi può praticare il Lerdrit?

Sebbene nato per l’esercito, il Lerdrit può essere praticato da chiunque abbia disciplina e determinazione. Reclute, veterani e civili si allenano fianco a fianco, uniti dalla volontà di rafforzare corpo e mente.

4. Dove si pratica il Lerdrit in Thailandia?

Il Lerdrit si pratica in basi militari, campi di addestramento e durante manovre speciali. Luoghi come Kanchanaburi, Pattaya e Chiang Rai ospitano sessioni intense, spesso lontane dai riflettori pubblici.

5. Il Lerdrit è adatto alla difesa personale?

Sì, ma con cautela. Le tecniche del Lerdrit sono pensate per neutralizzare minacce in modo rapido e definitivo. Non è una disciplina sportiva, ma un’arte di guerra: chi la pratica deve farlo con responsabilità e consapevolezza.